di Rossella De Rosa
In tempi passati San Giorgio, l’intrepido cavaliere nato in Cappadocia nel 282 e che con la lancia trafigge l’orrendo drago dalle cui fauci escono fuoco e fiamme, ebbe un vasto e radicato culto che si diffuse anche a Campobasso tra il V e VI secolo, quando nel Sannio arrivarono i Greci. Si racconta che nel 1200 alcuni paesi confinanti si unirono l’uno all’altro per uno scopo comune: accerchiare e distruggere Campobasso. I cittadini, incapaci di far fronte a cotanto assedio, si incontrarono nelle varie chiese e pregarono San Giorgio. Improvvisamente le campane di tutte le chiese cominciarono spontaneamente a suonare a distesa; in un calpestio tremendo che fece tremare il suolo, si alzarono grosse nuvole di polvere dalle quali apparve la bella e aitante figura di San Giorgio con una lunga lancia nella mano. I nemici scapparono terrorizzati e le campane, continuando a suonare, salutarono la liberazione di Campobasso. Altri prodigi vennero attribuiti al Santo. Infatti gravi sciagure si erano nel tempo abbattute sulla città: pestilenze, tempeste e terremoti, e sempre San Giorgio aveva esaudito le preghiere di quanti avevano invocato il suo aiuto. Fu così che il popolo, che fino ad allora aveva venerato San Michele (la cui chiesetta poco distava da quella del santo di Cappadocia), fece formale richiesta al Vescovo di Bojano il quale, nel 1661, emanò la bolla, oggi conservata nell’Archivio della Cattedrale, con cui proclamò San Giorgio patrono di Campobasso. Ancora oggi ogni 23 di Aprile si rinnova il culto di questo Santo: peccato però che sia una celebrazione poco sentita e poco partecipata, nonostante tanto abbia fatto questo Santo per la nostra Campobasso.
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