di Rossella De Rosa
Il Diavolo di Tufara |
Forse in origine non era il diavolo con i suoi accompagnatori ad aprire la festività orgiastica ma proprio i morti che ritornavano tra i vivi affamati, assetati, desiderosi del calore umano, e bisognava accontentarli ad ogni costo perché sarebbe stato un grave rischio lasciarli andare insoddisfatti: abitando sotto terra, come i semi e le radici, potevano avere una grande influenza sulla crescita dei raccolti! Altri gruppi intanto accedono, insieme con il Diavolo, alla piazza del paese: un uomo mascherato e travestito da pezzente si fa largo danzando tra la gente e porta in braccio un fantoccio vestito e mascherato più o meno come lui: rappresenta anche esso il Carnevale. Sul Castello di Tufara vengono esposti i simulacri di Carnevale dei due gruppi dei Diavoli e sulla piazza compare intanto una coppia di vecchi: sono i suoi genitori che implorano grazia per il loro primogenito che verrà condannato a morte al culmine della festa. Il Carnevale è, in realtà, l’anno appena trascorso di cui la comunità si vuole sbarazzare a causa del le disgrazie capitate in paese (pioggia scarsa, la mosca olearia, liti tra famiglie….). In tutto questo vi è un messaggio confortante e ottimistico: l’anno nuovo (il secondogenito che la coppia ostenta nella culla) è già pronto a prendere il posto di quello vecchio. Mentre il processo avanza verso la sua inevitabile conclusione, sulla piazza la festa si fa sempre più rumorosa: a turno i due gruppi dei diavoli si esibiscono in balli scatenati e goffi per sottolineare, mimandolo, il trionfo del caos. La condanna a morte viene pronunciata, nonostante le richieste di clemenza da parte dei genitori del Carnevale: la sentenza viene eseguita e i Diavoli si allontanano con la preda. I vicoletti del paese, percorsi dalla strana processione, sono praticamente deserti; solo l’immagine dondolante della Quaresima saluta dall'alto il cadavere del Carnevale. La comunità non vuole aver più a che fare con l’anno vecchio e quindi le sue spoglie vengono buttate vie, lontano dalla cerchia dei vivi. Ora la nuova Primavera può davvero cominciare.
(articolo pubblicato nel periodico Campobasso Insieme)
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